Marco Granelli

Comunità Democratiche: a Milano un incontro rafforzare la democrazia e il PD

Ieri 18 gennaio, COMUNITÀ DEMOCRATICHE, una giornata di lavoro, per iniziare un percorso, per fare politica, rafforzare la democrazia, unico vero antidoto alla guerra, alle oligarchie capitalistiche e della tecnologia che annullano la democrazia.

Insieme a compagni di viaggio di qualità: Graziano Delrio, Romano Prodi, Pierluigi Castagnetti, Ernesto Ruffini, Lorenzo Guerini e con il contributo di Elena Granata e Leonardo Becchetti. L’abbiamo organizzata con Fabio Pizzul, Stefano Lepri, Gigi Ponti, Davide Casati, Carlo Borghetti, Patrizia Toia, Emilio Del Bono e tanti altri e tanti volontari che ci hanno dato una grossa mano.

Elena Granata e Leonardo Becchetti ci hanno portato contenuti importanti dalla 50° settimana sociale dei cattolici di Trieste: innanzitutto la fraternità che mette al centro le relazioni e non l’individuo solo; “l’agire pensante” cioè la necessità di avere pensiero, cultura, scienza e l’impegno del tramutarlo in azione, questa è la politica; una politica che si pone l’obbligo di recuperare chi non vota, attraverso l’ascolto e l’investire di nuovo sulla partecipazione di tutti, persone da andare a cercare, non aspettare nel proprio mondo.

Così Graziano Delrio, Romano Prodi, Pierluigi Castagnetti, Ernesto Ruffini, Lorenzo Guerini, ci hanno dato l’indirizzo e il come per iniziare il percorso di cambiamento, di rinnovamento della politica, partendo a porre l’esigenza al centrosinistra e al PD di cambiare. La democrazia si salva con la partecipazione, il PD, se sarà capace di apertura e condivisione, potrà costruire un’alleanza vincente; la nostra democrazia non ha bisogno di sedicenti superuomini ma di cittadini liberi e di una classe politica capace di accoglierli con generosità. L’impegno più grande è quello di costruire comunità, che vuol dire rafforzare i legami e chiamare a responsabilità; il senso comunitario si sviluppa se si ascoltano tutte le voci della comunità. Abbiamo bisogno di più intelligenza relazionale.

Non si tratta di costruire nuovi partiti ma coinvolgere nuovi elettori, quelli dell’astensionismo. La politica deve imparare ad ascoltare, rimettere l’orecchio in attenzione per sentire il grido delle persone. Queste cose si fanno se con la politica ci sarà il popolo, con le aggregazioni sociali, i corpi intermedi. Le risposte non le abbiamo tutte in noi, né i partiti politici, né le amministrazioni: le risposte le abbiamo aprendo le porte. Questo è il metodo. All’inizio della giornata ho dato il mio contributo, a partire dall’esperienza dell’amministrare.

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