Oggi ho avuto la gioia e la fortuna di partecipare all’ingresso del nuovo Arcivescovo di Milano: monsignor Mario Delpini. Un Vescovo che ha iniziato così il suo discorso: “Fratelli, sorelle! Permettetemi di rivolgermi a tutti così, chiamandovi fratelli, sorelle, […] Fratelli, sorelle: non è per pretendere una familiarità, piuttosto per offrire una intenzione di frequentazione quotidiana, di disponibilità ordinaria, di premurosa, discreta trepidazione per il destino di tutti. Fratelli, sorelle!” e poi ha elencato questi fratelli e sorelle: il popolo di Dio tutto sacerdoti, laici, religiosi “ecco, la gente, la mia gente”; e poi le Chiese Cristiane, i figli di israele “Mi rivolgo con umiltà e rispetto ai figli di Israele e saluto anche loro: Fratelli, sorelle! Abbiamo troppo ricevuto dalla fede, dalla preghiera, dalla sapienza del popolo ebraico, abbiamo troppo poco condiviso la vostra sofferenza nei secoli, abbiamo troppe cose comuni per precluderci un sogno di pace comune, il pellegrinaggio faticoso e lieto, tribolato e tenace verso la terra promessa e la preghiera quotidiana: venga il tuo regno!” e poi “Riconosco qui convenuti uomini e donne che pregano Dio secondo la fede islamica e altre tradizioni religiose che vivono qui tra noi e lavorano e sperano il bene, per sé e per le proprie famiglie […] Saluto anche loro chiamandoli: Fratelli, sorelle!” e poi “Riconosco qui convenuti uomini e donne che ignorano o escludono Dio dall’orizzonte del pensiero e delle scelte e della visione del mondo. […] Anche a loro mi rivolgo con il desiderio di un incontro, con la speranza di una intesa, con l’aspettativa di trovarci insieme in opere di bene per costruire una città dove convivere sia sereno, il futuro sia desiderabile, il pensiero non sia pigro o spaventato.” E poi in fondo ma con un grande senso di grande corresponsabilità nel segno del comune servizio ai beni comuni “Vedo qui presenti il Sindaco, il Prefetto di Milano, il Presidente della Regione Lombardia, responsabili di tanti settori della società, autorità civili, militari, alle quali rivolgo il mio deferente saluto. Eppure anche a loro voglio rivolgermi allo stesso modo: fratelli, sorelle! Non intendo mancare di rispetto, ma mi preme dichiarare un’alleanza, un sentirci dalla stessa parte nel desiderio di servire la nostra gente e di essere attenti anzitutto a coloro che per malattia, anzianità, condizioni economiche, nazionalità, errori compiuti sono più tribolati in mezzo a noi. I nostri ambiti sono distinti, le nostre competenze diverse, anche i punti di vista non possono essere identici. Eppure lo spirito di servizio, la condivisione della passione civica, la fierezza dell’unica tradizione solidale, creativa, laboriosa milanese e lombarda sono un vincolo che mi permette di osare salutare così, in questo momento, anche le autorità presenti: fratelli, sorelle!” E poi dopo questo rivolgersi a tutti come fratelli e sorelle dice quanto grande è il compito di tutti: “La Gloria di Dio è l’amore che rende addirittura capaci di amare” tutti, anche nei momenti più difficili, anche chi si sente più lontano. E l’appello finale, coinvolgente, a tutti: “Ogni uomo, ogni donna è reso capace di amare come Gesù ha amato, è reso partecipe della vita di Dio e della sua gloria. In ogni luogo della terra, in ogni tempo della storia, oggi, dappertutto, in qualsiasi desolazione, in qualsiasi evento tragico, in qualsiasi tribolazione Dio continua ad amare e a rendere ogni uomo e ogni donna capace di amare. Non parlate troppo male dell’uomo, di nessun figlio d’uomo: la gloria di Dio avvolge la vita di ciascuno e lo rende capace di amare. Non disprezzate troppo voi stessi: Dio vi rende capaci di amare, di vivere all’altezza della dignità di figli di Dio, vivi della vita di Dio. La gloria del Signore vi avvolge di luce.
Non disperate dell’umanità, dei giovani di oggi, della società così come è adesso e del suo futuro: Dio continua ad attrarre con il suo amore e a seminare in ogni uomo e in ogni donna la vocazione ad amare, a partecipare della gloria di Dio. Ecco, il mio messaggio, il mio invito, la mia proposta, l’annuncio che non posso tacere si riassume in poche parole: la gloria del Signore riempie la terra, Dio ama ciascuno e rende ciascuno capace di amare come Gesù. Vi prego: lasciatevi avvolgere dalla gloria di Dio, lasciatevi amare, lasciatevi trasfigurare dalla gloria di Dio per diventare capaci di amare!” Un umile e grande inizio, perchè tutti e ciascuno, insieme e con la propria storia, religione e cultura, con il proprio ruolo, siamo chiamati a costruire il bene. Grazie arcivescovo: pronti a lavorare insieme.