Majorino e Granelli: “Grazie alla nostra città generosa e solidale che ha dimostrato civiltà e umanità verso chi ha più bisogno”
Milano, 17 ottobre 2015 – L’“emergenza profughi” a Milano raggiunge domani i due anni: ventiquattro mesi ininterrotti di accoglienza, aiuto, solidarietà a donne, bambini, uomini, intere famiglie, in maggioranza siriane ed eritree, in fuga da guerra, violenze, miseria.
Dal 18 ottobre 2013 ad oggi Milano ha offerto assistenza e ricovero ad 84.500 persone (62,2% siriani, 27,7% eritrei), di cui 16.700 bambini (22,4%), tutti ospitati nelle diverse strutture allestite dal Comune insieme con Cooperativa Farsi Prossimo, Fondazione Progetto Arca, City Angels, Casa della Carità, Comunità di Sant’Egidio, Fondazione Fratelli di San Francesco e con il supporto di Save the Children, Albero della Vita, Protezione Civile comunale, Polizia Locale, Asl Milano, Medici Volontari, Società Italiana Pediatri e il Gruppo dei Volontari della Stazione Centrale. Una unità di crisi nata in pochi giorni alle prime avvisaglie dell’emergenza e divenuta capace di registrare e accogliere ogni giorno, a volte fino a tarda notte nel mezzanino della Stazione Centrale, più di 1.400 persone, giunte a Milano con treni e pullman, spontaneamente, senza alcuna organizzazione, preavviso, controllo.
Tutti gli 84.500 profughi, fatta eccezione per 656 richiedenti asilo, sono ripartiti per raggiungere familiari e parenti in altri paesi d’Europa, Svezia e Germania in testa. Un esodo senza fine che ancora, solo in questa ultima settimana, ha portato a Milano 1.300 persone. Tra loro si ripetono le storie terribili del lungo viaggio attraverso Egitto e Libia, la fatica e le percosse, la paura e il dolore. Storie di madri che hanno perso figli piccoli caduti in mare dai barconi, di famiglie separate per mancanza di soldi o truffate dagli ‘scafisti di terra’, di giovani donne e uomini che portano i segni delle torture subite. Ma anche racconti di bambini che ancora hanno voglia di correre e giocare o che a Milano sono venuti al mondo appena arrivati come accaduto a Suraya, la bimba siriana nata nel maggio del 2014, cui è stata dedicata la Casa di Accoglienza della Cooperativa Farsi Prossimo. In tutte queste persone, fin da subito, è apparso chiaro il desiderio di proseguire il viaggio, di fermarsi solo pochi giorni (3 o 4 al massimo), giusto il tempo di riprendere le forze, senza chiedere nulla di più, e mostrando sempre tanta gratitudine per tutti. A cominciare dai cittadini milanesi che non hanno mai fatto mancare vicinanza e concreta solidarietà.
“Milano ha reagito all’emergenza profughi – spiegano gli assessori alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino e alla Sicurezza e Coesione sociale, Marco Granelli – dimostrando di essere una città accogliente e civile, che non ha sigillato treni, costruito muri o chiuso le porte a persone bisognose di soccorso, umanità e rispetto. Le immagini viste a Monaco di Baviera e a Vienna qui le avevamo viste molto tempo prima. Fin dall’inizio, con le prime famiglie raccolte al mezzanino della Stazione Centrale, la comunità milanese si è mobilitata mettendo insieme le sue forze migliori. Comune, Caritas Ambrosiana, Privato Sociale, Volontariato e successivamente Prefettura, Ferrovie dello Stato, Grandi Stazioni e Genio Militare hanno collaborato all’allestimento di strutture adeguate e dignitose. Nel giro di un anno – proseguono gli assessori Majorino e Granelli – abbiamo ottenuto la riapertura dell’ex-Cie come Centro di accoglienza temporanea, l’apertura del Cara da mesi chiuso e in attesa di essere utilizzato, il recupero e reimpiego di due grandi locali presso la Stazione Centrale, uno dei quali diventato l’hub per la registrazione degli arrivi, con un’area di accoglienza per i bambini e l’ambulatorio medico gestito dalla Asl, anche questo chiesto da mesi. Di fronte a tutto questo – sottolineano gli assessori – il primo sincero riconoscimento va alla nostra città che ha saputo accompagnare con generosità e vicinanza il transito di questi profughi, a volte sopportando situazioni difficili specialmente in alcuni quartieri come Porta Venezia e Quarto Oggiaro. Il secondo grande ‘grazie’ va a tutti gli operatori, del Comune e del Privato sociale e ai volontari, che instancabilmente, con impegno e professionalità, hanno assistito e continuano ad assistere chi ha più bisogno”.
“In questi due anni – aggiunge Majorino – spesso il Ministero dell’Interno non ci ha aiutato. Anche in queste settimane continuano ad essere presenti almeno 300 richiedenti asilo nelle strutture milanesi che potrebbero tranquillamente essere mandati altrove. Ma la gestione Alfano da una parte e le chiusure di amministratori lombardi dall’altra, buttano sulle nostre spalle tutto il peso dell’azione di accoglienza. Milano ha fatto un miracolo nonostante Roma e Palazzo Lombardia”.