Martedì 8 marzo 2016 alle ore 10 nella Sala Alessi di Palazzo Marino, Piazza della Scala 2, in occasione del 40° anniversario della presenza delle donne nella Polizia Locale di Milano, sarà presentato il libro “Donne Ghisa 1976 – 2016 L’esperienza delle donne nella Polizia Locale di Milano” a cura di Antonio Barbato, Stefania Cafaro e Stefano Carrara, fotografie di Elio Lusiani.
Con Marco Granelli interverranno il vice Sindaco Francesca Balzani, il Prefetto Alessandro Marangoni, la delegata alle Pari Opportunità Francesca Zajczyk, il comandante della Polizia Locale Antonio Barbato, il commissario capo della Polizia Locale di Milano Paola Zannerini. Al termine della presentazione verranno consegnati gli elogi alle donne di Polizia che si sono particolarmente distinte nel servizio alla città.
Nel 1976 entrò in servizio la prima “vigilessa” milanese: Clementina Guarnieri, detta Tina.
«Quando ero all’incrocio – ricorda Tina – mi guardavano stupiti. Portavano lì i bambini a vedermi come se fossero al giardino zoologico. Facevano due o tre giri intorno a me facendo finta di niente e poi si allontanavano. Per i milanesi vedere una donna con indosso l’uniforme da vigile urbano era davvero una novità, quasi da rimanere increduli».
«Divento vigile in un periodo dove c’era crisi di concorsi pubblici. L’unico era quello da vigile e ho provato a farlo. Il bando di concorso non era pensato in previsione di una partecipazione delle donne, ma io presentai ugualmente la domanda. Mi avevano spiegato che nella prova scritta, un tema, fosse meglio non far capire che ero una donna, così ho fatto uno scritto generico. Alla prova di selezione ero con molte altre donne. Hanno preso solo me. C’era l’altezza che era già un limite. Dopo un anno ne sono entrate altre tre».
«Mi sono trovata subito bene. Altre donne, assunte dopo di me, si sono ritirate per problemi incontrati con i colleghi maschi… All’inizio mi hanno fatto lavorare nel Comando di “Zona Duomo” ed ero sempre affiancata a qualche collega. Poi ho lavorato nel Comando di “Zona Magenta” dove mi sono trovata meglio. Dopo una decina d’anni sono andata alla Sezione Investigativa, un lavoro delicato che mi dava molte soddisfazioni. Tutti avevano massima fiducia in me. Ho lavorato lì fino alla pensione».
«I giornali mi hanno inseguito a lungo, ero una novità, ma hanno detto un po’ quello che volevano loro… Non è vero, come ha scritto all’epoca qualche giornalista, che il mio sogno era quello di fare il vigile: il mio sogno era trovare un posto di lavoro migliore di quello che avevo… non mi sono poi trovata male!».
«Negli anni Settanta il Vigile era visto in maniera molto diversa da oggi… La gente ci considerava come la persona che poteva aiutarli in tutto. Un ruolo di forte rapporto sociale che negli ultimi anni mi sembra un po’ diminuito… Il rapporto con i milanesi era molto confidenziale, specialmente tra donne. Solo quando ho iniziato a lavorare in borghese, senza l’uniforme, mi sono veramente resa conto dell’impegno e della responsabilità che comporta indossare una divisa. La divisa… ti vedono tutti. Ma no… non mi sono mai pentita della scelta che ho fatto e ricordo con affetto tutti i colleghi con cui ho lavorato in tanti anni di servizio».
Nel 1977 l’Amministrazione comunale di Milano decide di potenziare l’organico della vigilanza urbana di trentasei unità. Altre tre donne indossano l’uniforme, di cui una, a distanza di ventidue anni, diventerà la prima donna Commissario della Polizia Locale di Milano: Elisabetta Baldini.
Oggi la Polizia Locale di Milano conta complessivamente di 3.006 operatori di cui 930 sono donne (30,9%). Nelle posizioni di comando apicale, nel ruolo di Commissario Capo, sono 23 gli uomini e 11 le donne.
Questo volume è il racconto in presa diretta delle emozioni e delle cronache ordinarie e straordinarie di un lavoro difficile e appassionante: quello delle donne Agenti. La loro presenza nel Corpo è stata determinante anche per il cambiamento interno: molte conquiste di parità si sono fatte strada grazie al loro impegno e alla loro testimonianza civile. Questo libro racconta anche Milano, dagli anni Settanta ad oggi, con tutte le determinanti trasformazioni che la città ha vissuto. Nella mutazione storica, si coglie una continuità: è l’anima di Milano, i valori che danno vita ogni giorno al patto civile ambrosiano. Le donne milanesi sono la forza di questo patto, e le nostre Agenti di Polizia Locale lo dimostrano ogni giorno.
Dobbiamo essere loro riconoscenti non solamente per il contributo che hanno offerto a Milano e al Corpo di Polizia Locale, ma anche perché con il loro impegno hanno contribuito a cambiare – e in meglio – la società, aiutando il nostro Paese a diventare più moderno, realizzando quanto affermato nell’articolo 3 della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.