Dopo aver atteso per anni una riforma costituzionale che adeguasse l’assetto istituzionale del Paese ai tanti cambiamenti che si sono succeduti dal dopoguerra a oggi, finalmente “basta un sì” per avviare il Paese a una nuova fase della sua storia. Con questa riforma, che il prossimo 4 dicembre siamo chiamati a votare, finalmente l’Italia cesserà di essere l’unico paese europeo in cui il Parlamento è composto da due camere eguali, con gli stessi poteri e praticamente la stessa composizione. Il superamento del cosiddetto “bicameralismo paritario” servirà per ridurre il costo degli apparati politici e per rendere l’attività del Parlamento più rapida ed efficace. Avremo così leggi in tempi più rapidi. Verrà ridotto il numero dei parlamentari, le province saranno eliminate dalla Costituzione, saranno chiarite le competenze di Stato e Regioni. Il Senato diverrà finalmente il luogo della rappresentanza delle regioni e dei comuni e parteciperà alle decisioni dirette alla formazione e all’attuazione degli atti normativi e delle politiche dell’Unione europea. E’ un compito importante perché, nonostante la difficoltà e la fatica del processo di integrazione politica, dobbiamo credere nell’Europa unita. L’integrazione – nelle scuole, nei trasporti, nella tecnologia, nel lavoro – è già una realtà: occorre andare avanti, verso un vero futuro di pace per il nostro Paese e il nostro continente.
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