Marco Granelli

Ieri sono intervenuto al convegno nazionale delle Polizie Locali a Riccione

Ieri sono intervenuto al convegno nazionale delle Polizie Locali a Riccione, a nome di ANCI, l’associazione dei Comuni italiani.

Come prima cosa ho voluto ringraziare le donne e uomini delle Polizie Locali d’Italia, a nome dei Comuni: sono più di 60.000, in ogni Comune, al servizio dei cittadini, per rispetto delle regole. Ma le Polizie Locali hanno bisogno oggi di uno scatto in più, di una riforma che li aiuti ad essere di più al passo con i tempi, per rispondere ai bisogni delle comunità locali di oggi, superando le criticità che esistono, le incrostazioni che si sono create, per prendere in carico la relazione con il cittadino, al suo fianco, in ogni Comune, in ogni quartiere.

Ecco le mie parole:

La legge che regola le Polizie Locali è superata, è del 1986. In Parlamento c’è un testo di legge delega, bene che ci sia, ma è poco significativo, non è una riforma, contiene poco e forse anche quel poco non all’altezza dei bisogni e delle esperienze di oggi. Ma partiamo da lì: “individuazione delle funzioni fondamentali della polizia locale e dei relativi compiti” Le Polizie Locali non sono e non devono essere la Polizia di Stato o i Carabinieri: ci sono già e lavorano bene. La Costituzione all’art. 117 è chiara: ordine pubblico e sicurezza sono competenze esclusive dello Stato. E il DL 14/2017 afferma che i Comuni concorrono alla sicurezza integrata. Quindi primo compito della Legge è dire bene quali sono le specificità delle Polizie Locali. La guida è: essere Polizia di prossimità, proprio perché è dei Comuni, l’istituzione più prossima ai cittadini. E alcune funzioni sono fondamentali: la sicurezza stradale e il controllo delle regole della mobilità delle nostre città, e non è poco, basta pensare ai 155.980 feriti di incidenti stradali in area urbana del 2023; la cura dello spazio pubblico con il contrasto al degrado e all’utilizzo errato; la cura dell’ambiente e del territorio, il rispetto delle regole del commercio e delle attività di aggregazione; la collaborazione nella sicurezza integrata con le Forze di Polizia per i livelli di maggiore prossimità, a partire ad esempio dal contrasto ai reati predatori di strada nei luoghi di vita delle persone come strada, parchi, trasporto pubblico, case popolari. Ma per scendere nel concreto alcune necessità. Primo punto: lo SDI. Se il controllo del territorio sotto tutte le forme è un punto di partenza per la sicurezza integrata e se il sottosegretario del Ministero dell’Interno Nicola Molteni elogia le Polizie Locali per il loro contributo alle operazioni alto impatto nelle città, non si capisce perché le Polizie Locali non possono accedere alle informazioni sulle persone, e i dati dei loro controlli non possono arricchire il sistema informativo nazionale del Ministero dell’Interno. E’ fondamentale, per l’efficacia del sistema e per la tutela degli agenti, anche di quelli che fanno i normali controlli stradali. Di cosa ha paura il Ministero dell’Interno? Ce lo spieghi, e se vi sono problemi affrontiamoli: il come è tutto da scrivere. Secondo punto: Per fare controllo del territorio bisogna avere numeri adeguati di donne e uomini in strada e nelle migliori condizioni. Ciò significa risorse ai Comuni per contribuire ad assumere agenti e ufficiali, norme contrattuali adeguate a chi fa un lavoro in strada e a contatto con le situazioni di maggiore rischio, retribuzioni e regole pensionistiche simili agli altri operatori di sicurezza che lavorano in strada. Terzo punto: adeguate tutele e strumentazione: ad esempio le bodycam per la sicurezza di tutti. Quarto punto: investimenti non solo nel controllo del territorio, ma anche nella certezza della pena e nella lotta alla recidiva. Se le Polizie Locali partecipano al controllo del territorio nelle diverse forme, nella prossimità, quando individuano una persona che sbaglia, devono sapere che su questa lo Stato fa di tutto perché non torni a sbagliare. E lo deve fare per aiutare la persona, ma anche per non vanificare e screditare lo sforzo, l’azione, la credibilità di chi in strada controlla il rispetto delle regole. E io penso che in generale non serve aumentare le pene, serve fare in modo che quelle che esistano funzionino e che dopo la pena la persona sia integrata e non torni a delinquere. Abbiamo tanto da lavorare, ma lo dobbiamo fare per le donne e uomini della Polizia Locale e lo dobbiamo per il bene delle nostre comunità locali che hanno diritto ad un buon livello di sicurezza.

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